Al fine di poter individuare le intolleranza in maniera precisa, presso il nostro studio possono essere effettuati numerosi test diagnostici aggiornati seguiti da scrupolose indagini atte a proporre ai pazienti le migliori terapie da seguire.
Principali visite e test diagnostici per intolleranze alimentari:
- Skin prick test (SPT).
- Test intolleranze alimentari con prick by prick – diete personalizzate.
Il prick test è la metodica più semplice ed economica per la diagnostica delle allergie. Viene eseguito sulla pelle, in genere sul braccio. Viene praticata una piccola scarificazione sulla pelle per instillare una goccia di allergene e controllare se si forma un pomfo di diametro superiore ai 3 millimetri nell’arco di 15 minuti
Purtroppo, gli allergeni alimentari che sono di solito sono distribuiti dalle ditte del settore in forma liofilizzata, hanno rapida scadenza. Inoltre, ultimamente, per motivi legislativi, sono poco reperibili e, per questo motivo, nel nostro studio preferiamo da tempo effettuare il Prick by prick: ovvero utilizzare gli alimenti freschi, allestiti personalmente. In questa maniera riusciamo a fornire diagnosi personalizzate sulla base dell’anamnesi del paziente, che deve sempre essere molto accurata (leggi articolo).
Siccome alcuni pazienti presentano anche sensibilità a pollini poco consueti e non disponibili da parte delle ditte fornitrici di diagnostici, da anni utilizzo la metodica anche con granuli pollinici, rari o inconsueti, raccolti direttamente dalle piante indicate dai pazienti stessi che riferiscono reazioni in loro prossimità.
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Gli alimenti più frequentemente coinvolti nelle reazioni avverse al cibo sono:
- latte vaccino, ma anche di capra o di altri mammiferi;
- uova;
- tutti i cibi contenenti lievito: pizza, focaccia, pane, brioches;
- alcune verdure: pomodoro, melanzane, peperoni, patate;
- crostacei in genere;
- frumento e tutti i cereali contenenti glutine;
- legumi;
- cacao;
- cibi contenenti conservanti.
Occorre anche valutare se i disturbi sono presenti tutto l’anno, oppure hanno una comparsa solo in determinate stagioni, come avviene, per esempio, per cibi stagionali come asparagi, ciliegie, anguria, castagne, ecc.
La dieta di eliminazione esclude per tre settimane gli alimenti sospetti come risulta dall’anamnesi e dai test.Trascorso questo periodo si esegue una visita di controllo per verificare la situazione. In caso di miglioramento si adotta una nuova dieta, cosiddetta di reintroduzione, in cui si reintroducono le diverse categorie di cibi, ogni due giorni, tenendo un diario alimentare, fino all’eventuale nuovo peggioramento con la ricomparsa dei sintomi. Una volta individuato l’alimento incriminato, non è detto che non si debba eliminarlo per sempre.
Siccome le intolleranze sono spesso dose dipendente, si può tentare una graduale reintroduzione dell’alimento incriminato.
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Dosaggio delle IgE specifiche (PRIST e RAST)
Prist e Rast test sono esami del sangue che servono a determinare se un paziente è allergico a specifiche sostanze. I test consistono in un semplice prelievo del sangua dall’avambraccio e su questo campione viene analizzata l’attività degli anticorpi a uno specifico allergene.
Minime regole da seguire per la corretta eseguzione del test
- non è necessaria alcuna specifica preparazione, dieta o digiuno
- anche alcune contestuali terapie possono non essere problematiche per effettuare il test.
Differenze tra i test
- Il PRIST (Paper Radio ImmunoSorbent Test o test di radio-immuno-assorbimento su carta) dosa le IgE totali. Il RAST (Radio AllergoSorbent Test, test di radio-allergo-assorbimento) dosa le IgE specifiche.
- Il RAST è meno sensibile, ma è più specifico del test cutaneo, oggi poi le nuove tecniche laboratoristiche come il CAP Sistem FEIA o UniCAP, ne hanno elevato la sensibilità e la praticità d’uso.
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Test di secondo livello
Dieta di eliminazione
Una volta fatta la diagnosi, la dieta di eliminazione è un passo naturale ed ovvio, tuttavia, quando la diagnosi non è ancora sicura, la dieta può diventare un elemento diagnostico anch’esso. Si elimineranno in una sorta di contrattazione ragionevole, tutti quegli alimenti sospetti o potenzialmente inducenti sintomi, come i pomodori o le fragole, facilmente stimolanti la liberazione di istamina.
In mancanza di un chiaro rapporto di causa effetto, l’eliminazione di tutti quegli alimenti che sovente sono i più in causa nelle allergie alimentari, determina una sorta di Dieta Depurativa che ha lo scopo, non solo di escludere cibi a rischio, ma anche quello di indurre una maggiore attenzione del paziente medesimo a ciò che introduce in corpo.
Gli alimenti sospetti sono sempre i medesimi: latte, uova, arachidi, pesce, soja, frumento, frutti di mare, noci e nocciole. Come criterio generale di valutazione si possono differenziare le reazioni IgE mediate da quelle non IgE mediate. Le prime sono classicamente rapide nell’esordio mentre le seconde richiedono alcune ore se non giorni per manifestarsi, dopo l’ingestione del cibo responsabile.
Procedure e tempi La procedura è la seguente: se con la dieta d’eliminazione, nel giro di 15 – 20 giorni, sono stati raggiunti risultati migliorativi, con riduzione o addirittura scomparsa della sintomatologia si potranno reintrodurre nella dieta altri alimenti. Questi saranno reintrodotti uno per volta, con un’intervallo di 48 ore tra una nuova introduzione e l’ultima, al fine di non confondere il quadro con eventuali sovrapposizioni. Lo scopo della dieta di reintroduzione è quello di portare all’identificazione dell’alimento responsabile della sintomatologia principale. Per questo è fondamentale la collaborazione del paziente, il quale deve compilare un diario clinico giornaliero fornitogli dallo specialista.
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Diagnosi delle intolleranze alimentari
Per le intolleranze alimentari invece non sono disponibili test attendibili. I cosiddetti test “alternativi”: Kinesiologia applicata (DRIA test e simili), Test di citotossicità (Cytotoxic test o test di Bryan o ALCAT, ecc.), Test EAV (elettroagopuntura secondo Voll, Vega test, Sarm test, Biostrength test e loro varianti), Test di provocazione/neutralizzazione, Test di provocazione/ neutralizzazione sublinguale, Biorisonanza, Analisi del capello, Pulse test, Test del riflesso cardiaco-auricolare, Test Melisa, Mineralogramma, Iridologia, test Bioenergetico dei Virus e Batteri e simili non sono attendibili in quanto non sono in grado di individuare agenti causali di presunte “intolleranze alimentari”, sono privi di validazione scientifica e non sono riproducibili.
Inutile e scientificamente infondata è anche la ricerca d’anticorpi della classe IgG specifici per alimenti. I test citati, oltre a non fornire informazioni utili dal punto di vista sanitario, sono costosi e possono condurre i pazienti ad intraprendere diete inutili o addirittura dannose.
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sindrome da contaminazione batterica dell’intestino tenue (Small Intestinal Bacterial Overgrowth – SIBO)
La sindrome da contaminazione batterica dell’intestino tenue (Small Intestinal Bacterial Overgrowth – SIBO) – è caratterizzata dall’eccessiva proliferazione di batteri, specie anaerobi, all’interno dell’intestino tenue. I sintomi che produce sono: flatulenza, gonfiori e meteorismo, steatorrea, diarrea e dolori intestinali in genere. Si verifica quando lapresenza di batteri nell’intestino tenue arriva a concentrazioni superiori a 105 UFC/ml. Tale situazione clinica può essere dovuta a diverse cause (anatomiche, chirurgiche e mediche), ma la causa più frequente appare oggi quella legata al trattamento con inibitori della pompa protonica, specie dopo un anno di terapia continuativa. Il suo riconoscimento diagnostico è infido sia all’inizio (possibilità di sintomi sfumati) sia dopo molti mesi di terapia con inibitori della pompa protonica (considerati spesso familiarmente come semplici protettori dello stomaco, senza una vera e propria valenza farmacologica). Una terapia efficace sembra essere rappresentata dalla rifaximina polimorfo alfa alla dose di 1.200 mg/di per 2 settimane, anche durante trattamento continuativo con inibitori della pompa protonica, quando ritenuti indispensabili.
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Test alternativi
L’analisi della letteratura scientifica riguardante questi test proposti dalla Medicina Alternativa, per la diagnostica allergologica delle allergie ed intolleranze alimentari, mostra che la maggioranza di questi test ha decenni di vita e che hanno già ricevuto un risposta negativa, riguardo alla loro attendibilità, già da parecchi anni. Inoltre il razionale alla base dell’origine di questi test non ha stabili basi scientifiche. Affidarsi a tests non validati e non riproducibili pone i pazienti che si affidano a loro al rischio di diagnosi erronee e pericolose per le conseguenze terapeutiche che da loro derivano.